Lo dice sempre: “Io l’amo, la lama”. E aggiunge: “La lama del coltello, ch’è così bello”. Lui è fatto così: quando parla delle lame dei coltelli comincia a giocare con le parole, fa rime strane. Dice ad esempio: “La lama mi dà fama quasi fossi un Dalai-Lama che guarda un panorama in pigiama di fronte a una madama”. Quando comincia non si riesce più a fermarlo. Non parliamo poi del coltello: “Col coltello io cesello il mio gioiello quasi usassi uno scalpello mentre ascolto un violoncello fermo lì sul mio sgabello…”. È capace di andare avanti per ore mentre con la carta vetrata assottiglia con pazienza infinita il legno, dando vita a falsi coltelli che sembrano più veri di quelli veri. Lui è certo che questa sua passione gli deve essere entrata dentro nella sua vita passata, quando sicuramente, dice lui, faceva il lanciatore di coltelli e riusciva a farli volare con precisione millimetrica attorno al corpo della sua partner immobile contro un legno. Io non so se sia vero, ma di certo so che, come li fa lui, questi coltelli, non li fa proprio nessuno.